via Ciro Menotti, 11
Milano, Lombardy

Quattro frammenti temporali, apparentemente semplici e quotidiani. Uno per atto e per stagione. L'ultima opera teatrale di Anton Cechov, scritta nello stesso anno della sua morte, è la sinfonia in quattro movimenti di un lungo addio a un giardino dei ciliegi da tutti amato.
Il Giardino dei Ciliegi diventa così una celebrazione del tempo, del passato e dell'avvenire più o meno illusori che ciascuno porta dentro di sé: un ultimo omaggio alla bellezza che sta per sparire, un saluto alla morte che avanza, accolta con un certo sorriso che non è soltanto ironia. E, attorno a quel giardino inesorabilmente votato alla distruzione, si compone un poema malinconico, dai riflessi leggeri e impalpabili, che esige un approccio di grande delicatezza.

Torniamo a Cechov per ritrovare una possibile semplicità attraverso la chiarezza e l'umiltà del naturalismo. Parlare di verità, di reviviscenza, può sembrare pomposo e presuntuoso. La voce di Cechov è limpida e chiara. Abbiamo cercato di ascoltarla e di lasciarla parlare attraverso lo spettacolo senza presumere che la nostra mediazione e la nostra lettura fossero più interessanti di questo testo miracoloso
(Ferdinando Bruni).

Added by philapple on December 5, 2008